Malia Zheng è nata a Campi Bisenzio, tra Firenze e Prato, nel 1988; ma le sue radici sono a Wenzhou, nella Cina meridionale, la città da dove proviene la maggior parte dei cinesi presenti in Italia.
Malia è un’immigrata di seconda generazione. La sua famiglia è cinese, ma lei è nata e vissuta in Italia: “Quando la gente mi chiede se mi sento più italiana o più cinese, io rispondo che dipende da come gli altri si comportano con me. In Cina le persone mi vedono diversa da loro e quindi mi sento più italiana. Anche in Italia però mi trattano da straniera e così mi sento più cinese”.
Malia è laureata in Scienze della Comunicazione all’Università di Firenze, vorrebbe fare la giornalista, ha scritto un libro multimediale e cura un blog su un sito d’informazione locale dove si occupa di temi legati all’immigrazione, l’integrazione e la convivenza. A Campi Bisenzio, un residente su cinque è di origine straniera, e fra questi più della metà sono cinesi.
Wenzhou, la città di origine della sua famiglia, in lingua locale viene definita un villaggio, pur avendo sette milioni di abitanti, ed è ancora in continua espansione, fra smog, traffico e palazzoni. È una delle città più importanti dello Zhejiang, una tra le province più povere della Cina, che negli ultimi anni si è arricchita grazie alle rimesse degli immigrati che hanno “mandato a casa” buona parte del denaro guadagnato all’estero. E così, Wenzhou oggi è una delle città con la più alta concentrazione di auto di lusso, al mondo.
La famiglia di Malia è originaria di una cittadina che si trova nella periferia di Wenzhou: Rui’an. In questa zona, almeno in centro città, ci sono un po’ meno di palazzi e le auto di grossa cilindrata non sono così diffuse. Non solo: si può anche circolare su piccoli taxi-bici ed altri mezzi legati alle tradizioni cinesi.
La Cina è il paese dei grandi numeri, a partire dalla popolazione: i cinesi sono un miliardo e quattrocento milioni. Forse anche per questo “si mangia tutto quello che ha quattro gambe tranne il tavolo”. Nei vicoli storici di Pechino Davide assaggia gli spiedini di scorpione, Malia invece non ne vuole sapere. I cinesi amano condividere il cibo con amici e parenti, per loro è il modo migliore per celebrare qualsiasi evento.
In Cina si lavora molto, per tradizione, oltre che per necessità. Fino a tremila dipendenti, un’azienda è considerata di piccole dimensioni e non esistono contratti collettivi, ogni operaio ha un accordo personale con il suo datore di lavoro. Davide e Malia visitano alcune aziende in cui si producono scarpe, vestiti e giocattoli. Malia, guardando i giochi ricorda la sua infanzia. Lei, da piccola, non aveva giocattoli: i suoi genitori erano troppo impegnati a costruirsi un futuro in Italia, non avevano soldi da spendere in oggetti che consideravano futili.